martedì 29 novembre 2011

"La danza dal Medioevo al Rinascimento"

Durante tutto il Medioevo prevale una concezione negativa della danza,e in particolare del ballo femminile.La donna che si esibisce è infatti considerata un'esca del diavolo per indurre l'uomo in tentazione istigandoli al peccato.La danza,considerata una forma di intrattenimento che induce alla lussuria,viene perciò stigmatizzata dai predicatori,come Jacques de Vitry,che nel tredicesimo secolo la definisce addiritura <<un cerchio al cui centro sta il diavolo>>.Le condanne alla danza continuarono fino al sedicesimo secolo,estendendosi ai balli popolari e di corte,come la carola.A partire dal Quattrocento,divennero infatti sempre più diffusi i balli formalizzati come la bassa danza,in cui prevale un ideale di compostezza aristocratica e di decoro.I balli legati agli ambienti di corte divennero anche oggetto di alcuni trattati di danza,a partire da quello di Domenico da Piacenza che cercò di elevare la danza alla dignità delle altre arti liberali.Una più compiuta codificazionedei balli rinascimentali si trova nel trattato del suo allievo Guglielmo Ebreo da Pesaro.Ed è proprio con l'affermazione della cultura cortese che la danza cominciò ad essere riconosciuta come un'arte di cui è possibile stabilire le regole,fondate sulla misura e sull'armonia dei movimenti. 

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